GLI ORGANI STORICI DEL CADORE
Un patrimonio inestimabile
Le chiese del Cadore contengono un patrimonio di arte organaria unico per il numero di strumenti storici conservati in un territorio così circoscritto.
Vi si trovano collocati, infatti, ben 25 organi che vanno dal 1746 al 1904 di cui la maggior parte funzionante ed utilizzata durante i concerti che vengono realizzati nell'ambito della rassegna concertistica estiva, giunta ormai alla 21ma edizione; la rassegna ha lo scopo di promuovere La conoscenza, la valorizzazione ed il recupero del patrimonio organario cadorino (va sottolineato che dal 1994 ad oggi sono già stati restaurati ben dieci strumenti storici, regolarmente utilizzati nei concerti della rassegna). Altra finalità è di diffondere sul territorio, anche nelle piccole località di montagna, proposte musicali e culturali che possano offrire qualificate opportunità di fruizione ai residenti e ai turisti;
Accanto a questi strumenti "storici" vi sono anche una decina di organi più recenti, costruiti nella seconda metà del Novecento.
Tale patrimonio ha un valore storico, culturale e artistico che va conservato, valorizzato e fatto conoscere. Censito all'inizio degli anni '60 dal dr. Oscar Mischiati in collaborazione con l’ing. Vanni Giacobbi, fu pubblicato un interessate regesto in un articolo sulla rivista “L’organo”. Oggi è in fase finale un nuovo censimento che ha potuto mettere in luce alcuni interessanti aspetti non colti dai primi catalogatori e, inoltre, mettere in luce una situazione cambiata nel corso dei quarant’anni ormai trascorsi.
Da un punto di vista geografico gli strumenti storici sono distribuiti in modo uniforme nelle chiese dal basso fino all'alto Cadore; va rilevato che alcuni di essi, e nella fattispecie i più preziosi, sono collocati in piccole località, molto spesso ai margini del territorio cadorino. Così è il caso dell'Organo costruito da Gaetano Callido nel 1797 per la Pieve di Santa Maria Assunta di Candide, un organo doppio (a due tastiere) di dimensioni molto grandi e di importanza storica tale da costituire meta, ogni anno, di decine di studiosi ed appassionati provenienti dall'Italia e dall'estero.
A Borca di Cadore è collocato un altro organo costruito dallo stesso organaro veneziano, sempre doppio ma di dimensioni più ridotte. Anche questo strumento riveste particolare importanza ed è noto come una delle migliori opere di Callido.
Sebbene gli organi costruiti in Veneto rappresentino la maggioranza, e tra questi gli organi costruiti a Venezia dal Callido e da altri allievi dell'organaro dalmata Pietro Nacchini ma attivo a Venezia, non mancano esempi di arte organaria lombarda a Vigo di Cadore (caso emblematico di organo lombardo in cui è mantenuta una ampia parte di un precedente organo veneziano costruito dal muranese Antonio Barbini), Cibiana e Calalzo dove il monzese Carlo Aletti ha posizionato ben tre organi.
Dall'organo di maggiori dimensioni, come si diceva collocato a Candide, si passa scendendo fino a Zoppè, ad uno dei più piccoli: l'organo positivo, di scuola marchigiana, costruito da Domenico Gasparrini nel 1746 e collocato nelle chiesa di Sant'Anna dopo esser stato donato dal compianto don Osvaldo Bortolot, sacerdote nativo di Zoppè ed appassionato d'organi. A lui si devono i primi restauri e la nascita di un movimento che ha condotto, ad oggi, alla completa valorizzazione degli organi cadorini, alla diffusione del restauro degli strumenti più meritevoli e delle attività concertistiche e culturali.
Se ben rappresentati sono gli organi settecenteschi non mancano esempi di arte organaria ottocentesca: oltre ai già citati strumenti di Aletti, si trovano organi dei veneti De Lorenzi (ad Auronzo e Venas) e Bazzani (San Vito, Pieve, purtroppo non funzionante e Santo Stefano). A differenza degli organi del secolo precedente questi strumenti sono ricchi di registri che imitano gli strumenti orchestrali, fulgidi esempi del gusto di quel periodo nel quale la musica operistica veniva adattata all'organo: clarino, viola, oboe, tromba e trombone ma anche piatti e grancassa sono ben rappresentati insieme ad altri registri cosiddetti "da concerto".
In sintesi il Cadore rappresenta un "unicum" anche per l'arte organaria: un territorio ricco di storia arte e cultura nel quale, testimonianza di un passato importante, l'organo rimane quale emblematica e, per fortuna, viva presenza.
Gli organi per località
Auronzo di Cadore: - Villagrande: Gaetano Callido - 1780/ Giovanni Battista De Lorenzi - 1864
- Villapiccola: Giovanni Battista De Lorenzi - 1859
Borca di Cadore: - Parrocchiale: Gaetano Callido - 1791
- Cancia: Giuseppe Fedeli – 1773
Calalzo di Cadore: Carlo Aletti - 1891
Cibiana di Cadore: Carlo Aletti - 1898
Comelico Superiore:- Candide: Gaetano Callido - 1797/99
Domegge di Cadore: Francesco Tessicini - 1853/54
Lorenzago di Cadore: - Parrocchiale: Francesco Comelli - 1790/96
- Madonna della Difesa: Nicolò Moscatelli - 1764
Lozzo di Cadore: Angelo Agostini – (nella ex parrocchiale dal 1886)
Perarolo di Cadore: Pietro Nacchini - Francesco Dacci - 1765/68
Pieve di Cadore: - Parrocchiale: Giacomo Bazzani & Figli – 1825
- Tai di Cadore: Antonio e Agostino (?) Callido - 1819
S. Stefano di Cadore: Giacomo Bazzani e Figli - 1852
S. Vito di Cadore: - Parrocchiale: Giacomo Bazzani & Figli – 1848
- Chiapuzza: Angelo Tesia - 1766
Sappada: Beniamino Zanin - 1904
Selva di Cadore: - Parrocchiale: Girolamo Zavarise - 1790/92
- S. Fosca: Domenico Malvestio & figlio - 1904
Valle di Cadore: - Parrocchiale: Francesco Dacci - 1768
- Venas di Cadore: Giovanni Battista De Lorenzi – 1859
Vigo di Cadore: Antonio Barbini - 1757 / Carlo Aletti – 1894
Vodo di Cadore: Vinigo: Giuseppe Mariotto (Giacobbi) - 1845
Zoppè di Cadore: Domenico Gasparrini – 1746